All’inizio delle restrizioni causate dal Covid-19 i gen italiani hanno sentito l’esigenza di scrivere ai loro coetanei sparsi in tutto il mondo. Vogliamo condividere questa lettera come un esempio di maturità e responsabilità da una generazione che viene a volte additata come indifferente e irresponsabile come è accaduto all’inizio del periodo di quarantena quando alcuni non avevano preso troppo sul serio le restrizioni in atto.
23 marzo 2020
Carissimi/e GEN, come state?
Siamo un gruppo di GEN italiani e vi scriviamo per informarvi della situazione che stiamo
vivendo in Italia riguardo alla Covid-19. Quando all’inizio dell’anno arrivavano le prime
notizie dalla Cina sulla diffusione del Coronavirus, nessuno di noi si sarebbe immaginato
che da lì a pochi giorni il nostro Paese si sarebbe ritrovato a vivere la stessa emergenza.
Inizialmente la stampa, i telegiornali, gli scienziati non ci hanno mostrato la gravità della
situazione ed abbiamo ricevuto informazioni poco chiare. Questa infezione ci è stata
descritta come una semplice “influenza”, sia per la somiglianza dei sintomi, sia per la
scarsità delle informazioni scientifiche che si avevano allora.
La situazione in poco tempo è degenerata e il nostro governo non ha potuto più ignorare
il problema, dichiarando l'Italia "Zona Rossa". Siamo passati a limitare le uscite non
necessarie, ad essere costretti a stare a casa, le città si sono svuotate e molti negozi,
alberghi e attività commerciali sono state costrette a chiudere per limitare al massimo
la diffusione del virus. In tutto il mondo sono stati registrati più di 200000 casi di
Covid19. L'Italia è seconda solo alla Cina sia per numero di contagi che per numero di
morti, con circa 59000 casi al 22 marzo, di cui circa 7000 guariti e circa 5500 deceduti,
ma il numero dei contagi aumenta notevolmente. Inoltre molti pazienti necessitano di
assistenza in terapia intensiva e ciò rischia seriamente di mandare il nostro sistema
sanitario nazionale al collasso. Siamo davvero preoccupati.
In questo clima mondiale di incertezza, ci siamo chiesti: come possiamo fare "la nostra
parte"? Un primo passo è diffondere quanto più possibile quello che sappiamo per far
sì che i prossimi Paesi in cui dovesse arrivare il virus siano avvantaggiati, accettando le
misure più restrittive sin da subito ed evitando i nostri stessi errori di valutazione.
Sì, perché inizialmente noi abbiamo sottovalutato il problema: noncuranti dell’alta
contagiosità di questo virus, abbiamo continuato ad aggregarci, a viaggiare, pensando
che il virus potesse colpire solo gli anziani o persone già malate, come se avessero meno
diritto di vivere. Sappiamo quanto possa essere difficile far propria una situazione che
sembra così lontana da voi. Anche noi pensavamo la stessa cosa prima che il virus
raggiungesse l'Italia. Il nostro atto di amore nei vostri confronti è quindi quello di
aggiornarvi e sensibilizzarvi, affinché non vi troviate a sperimentare quanto stiamo
vivendo.
L'OMS ha dichiarato la pandemia e non è da escludere che il virus possa raggiungere
anche le vostre città. Noi GEN italiani siamo fortunati, perché il nostro governo ha
attuato delle misure di sicurezza e di contenimento. Purtroppo non tutti i governi stanno
facendo lo stesso, ma voi GEN per primi potete fare la differenza attuando queste
misure, potete tutelarvi e tutelare le persone intorno a voi facendo la vostra parte,
prima ancora che siano i vostri governi a imporlo. Anche questo è andare
controcorrente.
È giusto quindi essere responsabili di se stessi, ma anche e soprattutto del nostro
prossimo più debole, del nonno anziano, del papà diabetico, della sorella
immunodepressa.
Vivendo al massimo l'unità che ci contraddistingue, possiamo davvero fare la differenza
e anche in questo periodo difficile possiamo essere dono per l'altro, amandolo e
custodendolo.
Vi abbracciamo forte
Tutta l’unità